Gruppo Astrofili Eporediesi GB Beccaria - Ivrea

Ivrea la bella...

...cantata così da Giosuè Carducci nella sua ode al Piemonte, è la capitale storica ed amministrativa del Canavese.
Essa si pone nel mezzo di un vasto bacino percorso dal fiume Dora Baltea, che scorre attraverso la sua pianura fino a sfociare nel Po.
Ivrea, Colonia Romana venne fondata nell’anno 100 A.C. con decreto del Senato Romano e venne denominata EPOREDIA.
Il suo nome secondo Plinio il Vecchio deriva dall’abilità dei suoi abitanti nel maneggio dei cavalli, poiché tra i Celti era diffuso l’appellativo “eporedici” per definire i più eccellenti domatori equini.

I Celti, insediati nelle valli del Canavese di cui i Salassi ne componevano una bellicosa tribù, vennero assoggettati all’Impero Romano, ma non furono mai domati, per cui ai Romani fu necessario erigere un presidio forte, capace di resistere alle continue rivolte dei Salassi, oltre a controllare l’accesso ai valichi alpini, utili al transito delle legioni alla conquista delle Gallie.
Già l’oracolo della Sibilla Cumana aveva pronosticato la nascita di una Colonia romana ai piedi delle Alpi, quale luogo di educazione dei giovani Romani all’esercizio delle discipline militari ed equestri.

Quando le Legioni di Appio Claudio Pulcro ebbero la meglio sulla disperata resistenza dei Salassi, Eporedia fu accorpata all’undicesima regione transalpina e divenne una importante Colonia Romana. Furono eretti Templi, l’Anfiteatro, un capiente Teatro ed efficienti scuderie per l’allevamento dei cavalli e l’addestramento dei giovani patrizi al maneggio ed all’arte della guerra.
Nella definizione di “Colonia” si deve distinguere tra “Colonia Latina” sottomessa a Roma senza privilegi di autonomia, e “Colonia Romana” quale era Eporedia, dotata di proprie leggi ed i cui abitanti erano considerati cittadini romani.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, la città, chiamata YPOREGIA, fu capitale di un ducato Longobardo e successivamente di una contea Franca, fino al tramonto dell’età Carolingia nell’anno 889.
La città rifiorì poi verso l’anno Mille soprattutto grazie al Vescovo Varmondo con la sua scuola di scrittura di cui restano preziosi Codici Miniati custoditi presso la biblioteca capitolare della Curia Vescovile di Ivrea, ed Arduino, Marchese d’Ivrea, uomo valente nell’esercizio delle armi il quale venne incoronato re d’Italia nell’anno 1002. Contrastò il potere sull’Italia degli Imperatori tedeschi, combattè il potere temporale della Chiesa e riconquistò tutto il territorio della Marca di Ivrea che era stato suddiviso tra i Vescovi e Signori dall’Imperatore Ottone I.

Nell’anno 1170 la Città, ora libero Comune, entrò a far parte della Lega Lombarda, successivamente la città venne infeudata da Federico Barbarossa alla Marca di Raniero di Biandrate contro cui la popolazione eporediese tiranneggiata si sollevò nel 1193 a causa delle pesanti tasse imposte dal Signore, dando origine ad una rivolta sostenuta dal Vescovo e dal Comune di Ivrea, avversari dell’odiato Marchese, che si concluse con la distruzione del Castello di San Maurizio, roccaforte dei Biandrate.
Durante il medioevo avvennero numerose contese per il dominio della città tra l’Episcopato, i vari Conti del Canavese, i Marchesi del Monferrato, gli Imperatori di Germania, i d’Angiò di Francia, fino ai Conti di Savoia che acquisirono la città con Amedeo VI (il Conte Verde) cui si deve il maestoso “castello dalle rosse torri” che il Carducci vuole si specchi nella “cerulea Dora.”
Eserciti spagnoli e della Francia, in guerra contro i Savoia scorazzarono nel Canavese tra il Cinquecento e la fine del Settecento, finchè Napoleone nell’anno 1800 conquistò Ivrea e la pose a capoluogo del suo “Departement de la Doire.”
Offuscatosi l’astro del Bonaparte, Ivrea si integra nella storia del Piemonte Sabaudo e quindi nelle vicende dell’Italia contemporanea.

La storia di Ivrea del XX secolo tuttavia non può prescindere dalla considerazione del ruolo che l’Azienda Olivetti, sorta nel territorio eporediese nell’anno 1908, raggiunse per merito dell’Ingegner Adriano Olivetti figlio del fondatore Camillo, una dimensione ed un’ importanza di livello mondiale, con la produzione di macchine per ufficio meccaniche ed elettroniche e dando all’urbanistica della città un’impronta architettonica contemporanea che convive armoniosamente accanto alle vestigia di una storia bimillennaria, a testimoniare il particolare rapporto che ad Ivrea ha sempre legato l’uomo con la fabbrica e la città.